The Others 2025

con gli artisti

Marco D’Aponte | Pier De Felice | Diego Dominici | Sarah Rossiter

Dal 30 ottobre al 2 novembre 2024

30 ottobre, 16.00 / 22.00

31 ottobre – 2 novembre, 11.00 / 21.00

ILO

Viale Maestri del Lavoro, 10 – Torino

Stand 28

Immersi in una realtà sempre più centrata nel digitale, con fotografie e video che spariscono dopo qualche ora, presentiamo quattro proposte corporee che possono perdurare e continuare a sorprenderci giorno dopo giorno. La fotografia che indaga i rapporti e la comunicazione con gli altri e con noi stessi. La pittura astratta che approfondisce temi attuali con dipinti che abbracciano la casualità e le impronte che si lasciano dove si passa. Passando anche per la ceramica come forma di arte rivisitata, che prende vita insieme a dipinti con una intenzione di recupero. Per chiudere le proposte artistiche, presentiamo una serie di dipinti ispirati a diversi fumetti dell'autore.  

Diego Dominici nella serie Atman, l'artista tratta i temi dell'identità, della comunicazione e della relazione umana attraverso un linguaggio visivo costruito con l'utilizzo del tessuto per filtrare e trasformare la figura umana. Il corpo viene alterato, nascosto, deformato, dando vita a immagini che aprono a una riflessione sull'apparenza, sull'interiorità e sull'essenza dell'individuo. In questo processo, il tessuto assume un ruolo centrale, diventando una sorta di seconda pelle: una superficie mutevole che si piega, si adatta, crea nuove forme involontarie. Attraverso il gioco di luci e ombre, queste immagini rendono visibile l'intangibile e mettono in discussione la corrispondenza tra ciò che vediamo e ciò che realmente è. Il progetto riflette così sulla distanza tra significato e significante, sulla difficoltà di comunicare e sulla tensione tra isolamento e desiderio di connessione.

Marco D’Aponte, pittore e fumettista porta una serie inedita di lavori realizzati partendo dall’idea di arte sequenziale attribuita alle graphic novel. Il fumetto dà preminenza alla visione sulla narrazione, l’immagine sulla parola, ma le due cose non possono essere disgiunte, utilizzando immagini sequenziali con cui tratta lo spazio e il tempo attraverso lo strumento del disegno. La sequenza ha la funzione di determinare il ritmo del racconto, e il tutto si gioca sullo spazio della pagina. È proprio sulla caratteristica specifica del concetto di sequenza che l’artista ha voluto soffermarsi con lavori non condizionati da esigenze dell’industria editoriale e non necessariamente realizzati sul supporto cartaceo (sconfinando in metodologie più affini alla pittura) per indagare con esercizi “unici” alcune possibilità alternative di racconto in sequenza. Si tratta di un gioco, una piccola ricerca e una curiosità personale, un modo per far riapparire mezzi e supporti della pittura, una pratica disintossicante, dopo tante pagine disegnate (con contributo di photoshop al seguito). Talvolta rispetto ai ritmi originali si possono verificare rovesciamenti o sovrapposizioni, scoprendo diversi modi di narrazione, magari non così efficaci come la tecnica fumettistica esige, ma alternativi, utilizzabili solo ed esclusivamente in questo “spazio libero” che ci è concesso in epoca di contaminazioni.

I nuovi lavori di Pier De Felice, presentati da Febo e Dafne a The Others, nascono come componimenti visivi, articolati in più parti — come versi che, uniti, danno forma a una poesia. Al centro del progetto ritroviamo temi cari all’artista: il fluire del tempo, la sostenibilità, il riciclo. Questi piccoli spiragli di poesia, come ama definirli l’autore, sono assemblaggi di memorie materiali: legni, cartoni, tessuti, frammenti che provengono da un passato già vissuto e che, attraverso la mano dell’artista, trovano una nuova possibilità di esistenza. A questi si aggiunge la ceramica, introdotta per conferire maggiore matericità e una dimensione plastica più densa, capace di dialogare con la fragilità degli altri elementi. De Felice riflette sul tempo della materia e della vita: una pianta cresce, si trasforma, muore e viene sostituita; una fotografia scolorisce lentamente, un disegno resiste ma non all’infinito. Il legno e il cartone — incisi, come nel ciclo Sottopelle, con punteruolo a caldo e pittura a olio — trattengono la memoria delle mani che li hanno toccati, ma anch’essi conoscono l’usura. Solo la ceramica, se non infranta, promette una durata quasi eterna. In questa tensione tra caducità e permanenza, le opere di Pier De Felice ci invitano a contemplare il passaggio del tempo, a riconoscere la poesia che abita nelle cose e nella loro inevitabile trasformazione.

Sarah Rossiter presenta una serie di dipinti astratti realizzati in Francia, che rispecchiano sia l'ambiente in cui vive attualmente sia la sua precedente permanenza a Los Angeles, ispirata dall'esperienza di transizione che è avvenuta durante gli spostamenti tra Hawaii e Messico negli anni della pandemia. Nella sua pratica, l'artista esplora lo spazio liminare tra presenza e assenza, indagando su come il tempo modella la percezione della realtà. Le sue opere sono create attraverso un processo di trasferimento in monoprint, in cui i dipinti iniziali su carta vengono pressati su tela. Questo processo abbraccia deliberatamente la casualità e rinuncia al controllo, permettendo risultati inaspettati che emergono da questa collaborazione tra intenzione artistica e processo materico. La carta originale viene poi scartata, sottolineando la transitorietà e l'impermanenza. Questa esplorazione nasce da una vita di transizione geografica, dove ogni luogo lascia la sua impronta.

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The Phair 2025