Tim White
Tim White-Sobieski
Tim White-Sobieski è un artista multimediale e designer americano, noto per il suo lavoro innovativo nell'arte contemporanea, che include installazioni luminose, video arte e sculture su larga scala. I suoi progetti fondono tecnologie moderne con narrazioni concettuali, trasformando spesso spazi urbani e punti di riferimento culturali.
Le sue opere spaziano tra discipline come fotografia, cinema, installazioni artistiche, pittura, incisione, scultura, architettura, design d'interni e arte pubblica, mettendo in mostra uno stile distintivo che integra elementi luminosi e multimediali. White-Sobieski ha esposto a livello internazionale in musei e gallerie, rimanendo una figura di spicco nell'arte e nel design per la sua capacità di unire tecnologia e visione artistica.
Tim White-Sobieski nella la serie fotografica “Old Circus”, che si addentra nelle vite di artisti circensi stanchi al tramonto della loro carriera, riflettendo sul loro passato e sul panorama in evoluzione del mondo del circo. L'artista adotta un approccio meticoloso alla composizione, utilizzando ogni inquadratura per raccontare una storia che va oltre la mera estetica visiva. I soggetti delle fotografie, in prevalenza vecchi clown dai capelli grigi, sono ritratti con un senso di stanchezza e povertà, evidenziando la dura realtà di una vita trascorsa al circo. Le mongolfiere simboleggiano un desiderio universale di fuga e di cambiamento. Nel contesto del circo, rappresentano il desiderio di liberarsi dalla natura monotona e ciclica della vita circense, suggerendo il desiderio di qualcosa di nuovo e trasformativo. Gli artisti del circo, stanchi e distrutti, sono rappresentati come individui che sognano di elevarsi al di sopra delle loro attuali circostanze, alla ricerca di un nuovo inizio o di una diversa prospettiva sulle sfide della vita. L'azione si svolge sullo sfondo di spiagge abbandonate, montagne rocciose e paesaggi invernali, ognuno dei quali è carico di significato simbolico. Le spiagge abbandonate evocano un senso di isolamento e desolazione, rispecchiando la solitudine che può accompagnare una vita dedicata al circo. Le montagne rocciose sullo sfondo conferiscono un senso di permanenza e resistenza, in contrasto con la natura transitoria e fugace della vita degli artisti del circo. I paesaggi invernali, con le loro infinite estensioni di neve e di vuoto, fungono da tela per un commento satirico e sarcastico. Questa scelta fa riferimento alle composizioni paesaggistiche presenti nei dipinti del XVIII e XIX secolo, deridendo le scene pittoresche spesso romanticizzate in quell'epoca. I paesaggi invernali diventano una metafora della natura fredda e spietata del viaggio della vita, sottolineando il contrasto tra l'estetica onirica e la cruda verità delle esperienze degli artisti.
Terminal e Aeroporti (2001-2003)
Il progetto “Terminal” consiste in una serie di video riguardanti le transizioni sia emotive che fisiche nelle nostre vite.
"Terminal 1" è un’installazione video/sonora a canale unico. Creata subito dopo l’11 settembre newyorkese, la serie Terminal di video e fotografie è stata influenzata dall’inconcepibile terrore umano di cui l’artista fu testimone (poiché il suo studio si trovava nel raggio di due isolati dalle Torri Gemelle). In questo lavoro, il viaggio aereo diventa una metafora dell’inconsistenza o identità perduta tipica dell’arte contemporanea; l’artista usa questa metafora con l’idea di eliminare lo spazio e il tempo stessi dal loro ruolo come schemi attraverso cui guardiamo il mondo.
Il Terminal sembra essere impostato per un’esplorazione multistrato della globalizzazione, della “sicurezza della patria”, della fede, dell’America e, sostanzialmente, della presa di coscienza dell’uomo medio contemporaneo. Ma il “viaggio aereo” è comunque una metafora che dipende da una partenza programmata e da un orario di arrivo, che ci porta su un determinato percorso di volo. Terminal mostra dei paesaggi psicologici (mindscape), all’interno di una struttura immaginativa sul tempo passato in un terminal aeroportuale, piuttosto che riguardare solamente la metafora della partenza. Onde increspate di musica ambient e colori conducono ad un felice stato di trance. Le luci soffuse, i suoni attutiti e i muri di finestre che fanno da contorno a questo flusso video sono pieni delle immagini distintive e dei temi ricorrenti che verranno sviluppati d’ora in avanti da White-Sobieski.
Terminal 1 contiene immagini dell’aeroporto Charles de Gaulle durante il giorno, intervallate da animazioni astratte che ricordano le onde dell’oceano.
Le riprese aeree sono state fatte su New York pochi giorni dopo l’11 settembre. Guardando la visione notturna di New York City, era d’ispirazione pensare che dietro ad ogni luce c’erano la vita e la casa di qualcuno. Nonostante tutti i riferimenti storici, il video si è rivelato lirico, tranquillo e bellissimo. Con questa distribuzione del video la parola “terminal” ha acquistato un altro dei suoi numerosi significati principali, quello che descrive una malattia avanzata con basse aspettative di vita. Le vite di migliaia di persone, terminate tutte in una volta durante l’attacco dell’11 settembre, sono diventate luci e stelle nel cielo urbano dei film di White-Sobieski.
Helen Albi e Tim White-Sobieski, presentano la loro nuova serie fotografica, A Trap for Cinderella, ispirata dal romanzo psicologico omonimo di Sébastien Japrisot. Con straordinaria attenzione ai dettagli, gli artisti hanno intrecciato una narrazione visiva che combina storia, mistero e quotidianità in un ricco intreccio di storytelling. Ogni immagine fa parte di una più ampia progressione cinematografica, invitando lo spettatore a immergersi in una narrazione che si svela gradualmente.Il lavoro degli artisti si distingue per il loro incrollabile rigore professionale, in una serie che presenta un dialogo tra oggetti disposti in composizioni meticolosamente studiate. Anche se non sempre esteticamente convenzionali o di immediata interpretazione, queste opere sono indubbiamente affascinanti, provocatorie e profondamente immersive.